L'arte di strisciare
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Oltre ogni misura

Redazione

21.03.2010 – Piazza San GiovanniCapita ogni volta. Le piazze di Roma, quando si raduna  un po' di gente diventano di gomma, e accolgono milioni di persone. Anche se in questa occasione la sfacciataggine  degli organizzatori della manifestazione del Pdl è più sguaiata. Ma non ci rivolgiamo a loro, bensì agli organi di informazione, ovvero di disinformazione, che in questa come in altre occasioni o fanno propaganda per il padrone o fanno i pesci i barile riportando i vari numeri senza prendere posizione. Potrà sembrare paradossale, ma le dichiarazioni rilasciate oggi dal ministro Maroni non fanno altro che confermare ciò che qui s'intende denunciare. Eppure un giornalista-testimone dovrebbe essere in grado di fornire al proprio lettore dati abbastanza verosimili e garantirli con la propria autorevolezza. Vi proponiamo alcuni commenti recenti su questo tema, insieme con un articolo di Filippo Ceccarelli, che nel 2007 pubblicò un'indagine seria sulla capienza delle principali piazze romane. Ancora prima, Alberto Ronchey fece osservazioni simili.

 

Quando la piazza dà i numeri

Chi vuol essere milionario basta che ne annunci in piazza almeno mezzo milione. Perché di lì a poco, nell' immancabile tripudio della folla-record, il raddoppio verrà evocato come l' abbagliante entità che unifica, ordina, stupisce e si rispecchia in se stessa. E infatti: «Siamo un milione!» si è sentito gridare sabato scorso dal palco di San Giovanni alla manifestazione della sinistra radicale. Ed è anche vero che questo è un tempo di naturale enfasi e macroscopiche bizzarrie: ma si ha (ancora) un' idea di che cos' è veramente un milione? Non per fare i pierini, gli scetticoni o i guastafeste, ma esiste qualche fondatissima ragione per ritenere che a San Giovanni l' altro giorno non erano più di 150 mila. Che sono anche tanti, diamine, ma non è questo il punto. Il punto è che per quanto riguarda le cifre delle manifestazioni, sempre più spudoratamente i partiti e i loro leader «ci marciano», nel senso che non solo danno i numeri, ma li sparano ogni volta più grossi; con il che la forchetta tra il dato reale e quello immaginario comprende di solito una tale massa di persone da poterci riempire una città assai popolosa, o altre sei o sette piazze. Va da sé che questa pregiudiziale esagerazione fanta-numerica viene messa in scena senza alcuna diversità di schieramento. Mezzo milione di presenze ha reso noto due settimane orsono An al Colosseo. Ma quando mai? Tutto lascia credere che fosse 70, al massimo 80 mila, e proprio a tenersi larghi. Come per la sinistra radicale, anche nel caso di Alleanza nazionale la politica c' entra nulla: è un fatto di matematica, geometria, fisica dei solidi. Un tempo, si sa, c' erano le stime della questura: valutazioni istituzionalmente al ribasso che facevano da contrappeso e oggi si può dire: anche da calmiere, al trionfalismo algebrico degli organizzatori. Ma da qualche tempo, se non espressamente sollecitata, la Polizia se le tiene per sé. C' è da dire che alla questura di Roma il conteggio dei manifestanti è sempre stata un' arte applicata con enorme dispiego di impegno e di forze. Nel 1973, sciopero generale dei lavoratori delle costruzioni, al giovane funzionario della Ps Carlo De Stefano l' allora leggendario capo della Digos Bonaventura Provenza e il questore (poi capo della Ps) Giuseppe Parlato richiesero di contare, letteralmente ed effettivamente, quanti manifestanti erano presenti a piazza San Giovanni. Era un' impresa immane e De Stefano dovette quindi escogitare un metodo che rese il futuro e attuale Direttore dell' Ucigos il maggior conoscitore delle piazze romane, vuote e piene, deserte o stracolme che siano. Sistema empirico, ma fino a un certo punto. Si tratta di calcolare la metratura dello spazio e misurarne la densità. In ogni metro quadrato stanno in genere dalle tre alle quattro persone. Ma esistono diverse altre variabili: la posizione del palco (più o meno addossato alla basilica), la dislocazione della folla nelle vie laterali, l' ampiezza e la velocità del corteo (tanto compatti quelli di un tempo quanto sfilacciati quelli odierni). A quest' ultimo riguardo il parametro di raffronto è il tempo di deflusso dello stadio Olimpico (80 mila posti) dopo una partita di grande rilievo. Questi elementi vanno fatti reagire con l' afflusso dei pullman (ogni pullman 50 persone) e dei treni straordinari (con 13 carrozze si va dalle 700 alle 900 presenze). A Provenza e Parlato il giovane De Stefano, che in mancanza di elicotteri scrutava il tutto dal terrazzino dell' edificio che contiene la Scala Santa, disse che quel giorno del lontano 1973 i partecipanti erano dagli 80 ai 90 mila. Il sindacato ne dichiarò 300 mila. L' esempio è interessante perché da allora consente di stabilire che piazza San Giovanni, stracolma, ospita al massimo 150 mila individui. E non due milioni, come proclamò Berlusconi nel dicembre 2006; né un milione e mezzo, come annunciato dal palco durante il Family day del maggio scorso. Piazza Navona contiene d' altra parte tra le 80 e le 90 mila persone; e piazza del Popolo a mala pena 60 mila. Il Circo Massimo è uno spazio molto più ampio, ma non riesce a ospitare più di 300 mila unità, a dispetto dei tre milioni propagati dalla Cgil nella manifestazione contro il terrorismo e le modifiche all' articolo 18 del marzo 2002. Fu quella certamente fra le più affollate manifestazioni della storia repubblicana. Eppure, rispetto ai criteri di comunicazione propagandistica, per non dire bugiarda, ciò che più fa riflettere è che il coefficiente di scostamento numerico è passato da uno a tre degli anni settanta a uno a dieci di oggi. Per alcuni decenni, ha sostenuto lo storico Mario Isnenghi, autore di Piazze d' Italia (Mondadori, 1989), «centomila persone è parso l' ideale». Difficile dire quando esattamente i politici hanno cominciato a farsi prestigiatori, novelli baroni di Munchausen, signori Bonaventura alla ricerca del milione, partecipanti alla surreale «Gara Mondiale di Matematica» raccontata da Cesare Zavattini. Certo un buon contributo al fenomeno deve averlo dato Bossi reclamando tre milioni di dimostranti nel 1996 sulle rive del Po; e altrettanti o forse più nel 1998 ai seggi delle elezioni padane, quando a suo dire vennero mobilitati 25 mila gazebi. In realtà, calcolò il Viminale, i tendoni furono 2.200, per giunta montati e rimontati nei vari paesi. E' probabile che a quel punto, per malintesa emulazione, anche gli altri vollero sperimentare la «voluttà del numero che cresce» (Elias Canetti). Ed eccoci così alla smilionante balla contabile normalizzata. Cifre asiatiche, cinesi; o forse cifre televisive. Metafore più o meno aggressive in alto e in basso. Comunque irreali. Truccate e insieme svergognate. Dopo tutto ci crede solo chi vuole crederci.

[da "la Repubblica" del 23 ottobre 2007, pag. 9]

 

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Perché sbugiardarli è vitale

di Alessandro Gilioli

Quello che vorrei tanto sapere, e purtroppo non sapremo mai, è quello che è successo nelle tre ore abbondanti trascorse tra la faraonica autocertificazione di Verdini («Siamo più di un milione») e la generosa concessione della Questura («150 mila»). Così possiamo solo immaginare il vorticoso giro di telefonate, le pressioni sul questore da parte del governo, la trattativa sui numeri come a un mercato rionale, e alla fine il penoso compromesso dei 150 mila che non farà contento Gasparri ma comunque raddoppia – o triplica – quello che, visto dall’alto, palesemente non superava il pubblico di una partita di medio richiamo a San Siro.

E’ importante ristabilire la verità sui partecipanti al corteo di ieri? Oppure – come hanno scritto anche molti commentatori al post qui sotto- in fondo chissenefrega, quello che conta sono le urne e non la piazza?

Certo, è evidente: quello che conta sono le urne, in democrazia, e ci mancherebbe.

Quello che è tuttavia importante – anzi vitale – è non fargli passare le balle. Non accettare più – mai più – che la loro rappresentazione artificiosa del reale si sovrapponga al reale stesso, cancellandolo.

La cultura berlusconiana è stata fin dal suo esordio finzione che si sovrapponeva al reale e che diventava realtà grazie al suo sistema mediatico: applausi preregistrati ai comizi, fondali di cartone, finti capelli, cieli azzurri di tela, photoshop nei poster, calze di nylon applicate alle telecamere e falsi libri di sfondo nel suo studio.

Parvenza pubblicitaria, inganno mediatico, rappresentazione fasulla: tutto per la tivù.

E basta aver visto i tg di ieri sera – o leggere i giornali famigli di oggi – per rendersi conto che anche sui numeri e sul successo del corteo di ieri è partita all’unisono la macchina da guerra della rappresentazione che sostituisce la realtà. Allo scopo di rilanciare un leader stanco e, per la prima volta da quando è tornato al potere, in calo di consensi.

Berlusconi conosce benissimo il meccanismo del bandwagoning, perché lo applica dai tempi in cui si faceva fare i sondaggi farlocchi da Gianni Pilo: fai credere di avere tanti consensi, e i tuoi consensi cresceranno davvero.

Ed è qui che il meccanismo va rotto. Spaccando la rappresentazione, facendo irrompere la realtà.

Perché, certo, in democrazia contano solo le urne. Ma è proprio per gonfiare le urne che ieri hanno gonfiato i numeri.

[da "Piovono rane" del 21 marzo 2010]

 

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Quando la piazza dà i numeri: le manifestazioni e l’impenetrabilità dei corpi

di Mario Tedeschini Lalli

A proposito della "guerra delle cifre” sulla manifestazione del Pdl" e del sacrosanto appello di Sandro Gilioli a non lasciare incontestate le bugie, mi permetto di riproporre un post  con il quale, due anni e mezzo fa, si rilanciava su questo blog una interessante analisi dell’abitudine alle “piazze gonfiate” di Filippo Ceccarelli su Republica (ora raggiungibile in archivio).

La cosa più interessante dell’articolo di Repubblica era  l’immagine “quadrettata” della capienza delle maggiori piazze di Roma.

E’ vero che in passato, un po’ per incapacità di calcolo, un po’ per interesse politico, i numeri forniti dagli organizzatori delle manifestazioni sono stati calcolati tutti in modo folle, in un processo di auto-rinforzo spannometrico: “Se quelli del 1 maggio erano un milione, allora questi devono essere un milione e mezzo…”

In realtà, come spiegava Ceccarelli, per la semplice legge della impenetrabilità dei corpi, in piazza San Giovanni a Roma non possano entrare più di 150.000 persone - e dunque, con buona pace dell’onorevole Fabrizio Cicchitto che se l’è presa con la Questura di Roma, le autorità di ordine pubblico semplicemente non potevano certificare di più: hanno scelto il margine alto della forbice consentita dalle leggi della fisica! E così facendo hanno fatto uno straordinario piacere al governo, visto che la piazza veramente piena (150.000 o già di lì, dunque) era quella del concerto del 1 maggio 2009, visibilmente più piena di quella di domenica scorsa.

[da "Giornalismo d'altri" del 21 marzo 2010]

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Aggiornamento: per completezza, si segnala anche questa interessante analisi di Corrado Giustiniani, riportata su "il Messaggero" del 27 ottobre 2008:

 

2 milioni o 200 mila? Ecco come calcolarlo

di Corrado Giustiniani

Hanno sbagliato tutti. Gli organizzatori, sparando la cifra di 2 milioni e mezzo di partecipanti. La Questura di Roma, minimizzando a 200 mila. Al Circo Massimo, in base al calcolo della superficie effettivamente occupata, erano in 500 mila, secondo una stima attendibile. Che fanno però della manifestazione del Partito democratico la seconda in assoluto per presenze dall’inizio del nuovo secolo, dopo quella sindacale organizzata da Sergio Cofferati il 24 marzo del 2002. I numeri delle altre grandi manifestazioni erano infatti, come dimostreremo, abbondantemente drogati.

Il Circo Massimo è la più grande piazza di Roma. Soltanto chi sa di poter contare su una base popolare molto vasta si arrischia a convocarvi il comizio finale. Ben 590 metri di lunghezza, 100 di larghezza. Ma se le parallele via dei Cerchi e via del Circo Massimo sono piene, la larghezza diventa 200 metri, e la superficie utile 118 mila metri quadri. Nelle manifestazioni si può calcolare mediamente un indice dì densità di 4 persone per metro quadro, secondo il consiglio di chi era il più grande esperto di piazze della capitale, l’ingegner Ferruccio Lombardi. Moltiplicando dunque la superficie del Circo Massimo per 4 arriviamo a 470 mila persone. Ma va osservato che il palco del Pd non era stato montato alla,fine della piazza: rimaneva, dietro, un pezzo di prato verde. A ampiamente compensato dal fatto che era piena anche Piazza di Porta Capena e le "tribune naturali" del Circo. Di qui la stima di almeno 500 mila partecipanti, con un margine di errore del 10 per cento.

Strano che la Questura abbia fornito un dato tanto inferiore alla realtà. Perché proprio l’ingegner Lombardi, scomparso da pochi anni, era stato consulente, nel 1999, del Questore Antonio Pagnozzi, e aveva fornitola capienza di tutte le piazze di Roma. Lo stesso Lombardi nel marzo del 2002 aveva stimato in 1 milione e 200 mila ì partecipanti al comizio di Cofferati, che gli organizzatori avevano gonfiato a 3 milioni. Quel corteo, però, è ancora oggi il più grande che abbia mai attraversato Roma e ben quattro fiumi di popolo non erano riusciti a raggiungere la destinazione finale. Stimare l’affollamento di una manifestazione non è un esercizio così accademico. Perché è su questi numeri che poi partiti e sindacati costruiscono il loro marketing politico. Sempre più spesso, invece, giornali e tv si tirano indietro, limitandosi a mettere tra virgolette le sparate" degli organizzatori di turno.

Teatro di cifre gonfiate è stata ed è Piazza San Giovanni, la seconda di Roma per estensione. La sua superficie è di 40 mila metri quadri e quindi, col solito indice di affollamento di 4 per metro quadro, tiene 160 mila persone, che arrivano a 180 mila, persino 200 mila quando sono piene le vie di afflusso. La disse grossa Savino Pezzotta dai microfoni del Family Day, la marcia in difesa della famiglia del 12 maggio 2007, a cui parteciparono tutti i leader del centro-destra: «Siamo più di un milione!». In realtà ci sarebbero volute sei piazze San Giovanni per contenerne tanti. Anche se restava da valutare il flusso nelle vie circostanti. Ma la Questura non volle diffondere alcuna stima. Stesso discorso per il corteo della sinistra radicale su welfare e contro il precariato, del 20 ottobre 2007: i promotori giuravano di essere 1 milione e invece non superavano i 160 mila.

Il 13 di quello stesso mese di ottobre An aveva annunciato mezzo milione di persone al Colosseo, nella manifestazione indetta per la sicurezza e un fisco più giusto, partita da Piazza della Repubblica: erano, ad essere proprio generosi, 80 mila. Per Piazza del Popolo, la terza di Roma, 15.500 metri quadri, si sappia che chi dichiara più di 60 mila persone esagera. Anzi, poiché in genere il palco chiude più di un terzo della piazza, bisognerebbe dire 40 mila effettivi, sempre che vi sia l’affollamento di 4 persone per metro quadro. Con questi parametri, per un giornalista sarebbe facile fornire ogni volta una stima attendibile, senza mettere tra virgolette le smargiassate degli organizzatori. Ma ricominciare è dura, dopo almeno dieci anni di numeri drogati.

[da "il Messaggero" del 27 ottobre 2008, pag. 2]


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