L'arte di strisciare
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Per dimostrare un teorema "Libero" non rispetta i suoi lettori celando loro i fatti

Società Pannunzio

29.03.2010 – LETTERA INVIATA DALLA SOCIETÀ PANNUNZIO AL DIRETTORE DI "LIBERO", MAURIZIO BELPIETRO.

 

All’attenzione del Direttore di “Libero”
Maurizio Belpietro

Roma 29 marzo 2010

 

Egregio direttore,

mi permetta qualche precisazione, perché l’articolo di Andrea Morigi su Libero di domenica 28 contiene parecchie inesattezze. Prima di tutto si vuole raffigurare la Società Pannunzio come un’associazione solo con influenze «radical-social-comuniste». Il che non è vero. Il giacobinismo non ci appartiene neppure un po', il culto per le regole sì. La Società Pannunzio raccoglie adesioni “trasversali” perché pensa che difendere la libertà d’informazione sia interesse di tutti. Non di tratta di «censurare», come lei ha scritto nel titolo, semplicemente di pretendere che le regole deontologiche siano osservate. I lettori meritano rispetto, perché il quotidiano lo comprano con i loro soldi. E non siamo neppure faziosi: siamo intervenuti anche sulla Stampa, che certo non è di destra, quando abbiamo ravvisato anche lì un grave sbaglio, simile a quello di Minzolini. Concorderà con me che le due scorrettezze di Feltri e di Minzolini però non hanno uguali.

Nel caso Feltri-Ordine non state scrivendo la verità perche altrimenti vi farebbe crollare il teorema della faziosità giustizialista-comunista: il procedimento da noi sollecitato è stato preso in considerazione dall’Ordine all’unanimità e alla fine del percorso anche i membri che possono considerati più vicini a un orientamento di destra hanno votato per una censura contro Feltri. Anch’essi sono “censori”? Che la violazione ci fosse stata e che dovesse essere sanzionata (anche se in forme diverse) ha visto concordi tutti.

Noi proteggiamo la libertà d’espressione e anche i lettori. E Feltri, quando sostiene che nella sua campagna contro Boffo «non ci sono stati danneggiati», confessa che fa il giornale solo per il suo padrone e non per i lettori.

Nel caso citato da Morigi, Zagrebelsky ha fatto solo notare che il TG1, pur di offrire una pezza d’appoggio a un decreto legge di Berlusconi, aveva citato Kelsen assai impropriamente. Scegliesse Minzolini: o era un dolo per eccesso di servilismo o era la dimostrazione d’una ignoranza sesquipedale indegna d’un servizio pubblico. Il direttore del TG1 non è stato però denunciato da noi per questo, bensì per come ha presentato la sentenza su Mills. Non si tratta di «brevità», ma di pura falsità. Ma lo sa bene anche lei. Si tratta di un dolo di cui Minzolini non si è scusato con i suoi telespettatori ingannati. Deciderà l’Ordine di Roma.

Un’ultima annotazione: Morigi lascia intendere chissà quale complotto perché noi avremmo avuto il comunicato dell’Ordine lombardo prima degli altri. Se fosse un giornalista coscienzioso, Morigi saprebbe che l’Ordine ha inoltrato la sua nota sulla sentenza Feltri alle agenzie stampa molte ore prima di pubblicarla sul suo sito.

Cordialmente

Enzo Marzo,
Portavoce della Società Pannunzio per la libertà d'informazione

 

IL DIRETTORE DI "LIBERO", MAURIZIO BELPIETRO, NON HA PUBBLICATO LA NOSTRA LETTERA


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