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Boicottaggi

Gianni Cellini

07.03.2011 – In Italia non ci sono editori puri che abbiano come unico interesse imprenditoriale l'informazione INTERVISTA A ENZO MARZO, PORTAVOCE DELLA SOCIETÀ PANNUNZIO PER LA LIBERTÀ D'INFORMAZIONE

«La questione della libertà di stampa in questo paese è legata ai mezzi economici per effettuarla e per raggiungerla. I quotidiani e gli altri periodici di carta stampata hanno un costo talmente elevato che non è possibile per un individuo o un'associazione far fronte ad un impegno economico di tale portata. Bisogna purtroppo affidarsi a grossi editori che tengono conto non solo della logica commerciale del giornale. Subentrano anche delle considerazioni sui rapporti di potere con altre realtà», spiega Enzo Marzo, presidente della Società Pannunzio per la libertà d'informazione, firma prestigiosa del giornalismo italiano.
In Italia purtroppo non ci sono editori puri che abbiano come unico interesse imprenditoriale l'informazione ed i giornali cartacei, avendo, tra le altre voci in uscita, enormi costi di produzione, dalla carta alla distribuzione, hanno impellenze economiche difficili da sostenere. «Gli editori non badano tanto al guadagno di fine anno. Loro sanno benissimo che nel loro libro dei conti c'è una colonna d'introiti, una di uscite ed una terza colonna 'invisibile' che riguarda il potere che è quella più importante. Il giornale produce potere – spiega Marzo - un potere che ha un grande valore, non monetizzabile in termini concreti ovviamente, che porta però all'editore il vero guadagno del giornale; possiamo definirlo un valore aggiunto indiretto». Ed a quanto sembra questa terza colonna ha un valore inestimabile per gli editori 'impuri' che hanno le loro belle attività da dover mandare avanti «la colonna invisibile è il vantaggio in potere, in forza ed in contrattazione con le forze politiche o con le altre realtà che contano. Se un editore è un grandissimo costruttore, ad esempio Caltagirone a Roma con il messaggero e alcuni free press, ha nella terza colonna un potere enorme di contrattazione che si può giocare con le forze pubbliche, che si trasforma in potere economico: piani regolatori, commesse pubbliche ecc…», racconta il presidente della Società Pannunzio. E' facile immaginare che un editore con interessi imprenditoriali molteplici abbia delle 'difficoltà' nel poter raccontare i fatti per quello che sono, senza escludere o alterare le notizie. «io da tempo sostengo che la libertà d'informazione passa per una rivisitazione del concetto liberale della divisione dei poteri. Oggi il potere economico, mediatico e politico, che sono i veri tre grandi poteri della società contemporanea, hanno una commistione assolutamente perversa. Nel nostro paese
questo sembra normale, ma in teoria il compito fondamentale dell'informazione dovrebbe essere quello di controllo degli altri due poteri, liberamente, senza esserne vincolato», spiega Marzo. Ma la libertà di stampa passa anche per la pubblicità, oltre alle logiche di potere bisogna tener conto anche degli sponsor, ed a quanto sembra la raccolta pubblicitaria non dipende solamente dalle copie vendute, c'è sempre il pericolo boicottaggio dietro l'angolo. «Alle volte non sono le vendite a fare il reddito di un giornale ma l'insieme delle entrate e giornali scomodi, pur avendo tirature elevate possono avere difficoltà nel trovare pubblicità. E' avvenuto in Inghilterra in passato ed accade in Italia, con l'esempio massimo del Premier Berlusconi che invitò in un'assemblea gli industriali a non fare pubblicità per il gruppo Espresso per motivi politici. Un'impresa dovrebbe fare pubblicità laddove c'è un interesse aziendale e questa decisione non dovrebbe essere inquinata da altre valutazioni. Purtroppo – spiega il giornalista – gli imprenditori frequentemente mettono in secondo piano i vantaggi economici diretti per gli interessi politici», conclude Enzo Marzo. Per il presidente della Società Pannunzio l'unica via per i giornali cartacei è quella di tentare di dividere il potere politico da quello mediatico, attraverso forme societarie del giornale che agevolino questa separazione; non a caso in Italia i quotidiani vengono letti molto poco, sintomo di una diffidenza sulla credibilità dei nostri media. L'altra grande speranza per superare questa situazione alquanto complicata per la libertà d'informazione, per usare un eufemismo, sembra l'online. Con i costi di produzione abbattuti non solo gli imprenditori con importanti capitali e grossi interessi economici potranno fare un giornale. Un'anomalia italiana che forse si potrà superare con aspiranti editori puri, in tutti i sensi.

 

[da ilDirigibile..eu]


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